Come stormi di B-29 a riposo sulla Linea Rossa, le fusoliere lucide come specchi, nemmeno sfiorate dal tempo e dalle cassette di frutta da scaricare al supermercato. Le teste, fighissime come nelle cartoline di Hanoi, sorseggiano aperitivi analcolici nel bar della stazione. Si giocano a carte sogni che non conoscono e bevono lo stipendio nelle slot-machine.
Poi i velivoli scaldano i motori e le intermittenze e fanno a spintoni tra le nuvole. C'ero prima io, no vaffanculo, stavolta tocca a me, zitto stronzo tu l'hai già fatto la volta scorsa. E il sole non si vede più: Miller c'ha insegnato che a combattere all'ombra non si fa mica un bell'affare. Eppure al fischio dell'arbitro sono tutti in riga, le cloche allineate in fila per sette col resto di due. I muscoli ben tesi, i serbatoi pieni ed i corpi cavernosi idem.
Concerto per sibilo di bomba in caduta libera in Mi bemol, andante con brio.
E il silenzio non ci avvolge mai. Si potrebbe avere un po' di silenzio, per favore? Non è come scrivono in quelle testimonianze che poi tu ti commuovi e fai un casino di beneficenza e vai in culo a sanpietro ed entri in paradiso dalla porta di servizio. Le bombe cadono, urla, macerie e di nuovo urla. Non viene mai il momento in cui le foglie restano immobili e tu puoi raccogliere qualche bullone. O forse qualche brugola. Nemmeno io li ho mai saputi distinguere granchè bene.
Ma io lo voglio. Ne ho bisogno. Ne ho la necessità fisica. Vomito ed ho le allucinazioni coi bambini morti che camminano sul muro, quando non riesco ad averlo.
Solo dieci minuti. Giusto il tempo di fare un attimo l'inventario. Di valutare i crolli, i costi per le riparazioni. Per trovare una casa che abbia ancora un tetto dove poter trascorrere la notte.
E non me lo spiego. Avevo delle cuffie antirumore che erano la fine del mondo. Guarda che hai poggiato il culo su Little Boy. Eh? Cosa? Me lo dici un'altra volta, non ti sento proprio.
E per questa dipendenza non c'è metadone che tenga.
In una città del Medio oriente, verso sera tutti i lavoratori tornano nelle proprie case.
Solo un uomo non fa ritorno.
La moglie lo aspetta: non sono nel loro paese, l'uomo è artigiano, insieme si spostano da un luogo all'altro per lavoro. Lei è gravida e nonostante la fatica di tirare avanti, sono una coppia unita.
È un nuovo giorno e in paese arriva un pastore con molte pecore. Era da tempo che non si vedevano greggi tra le case. Tre cani meticci neri e scarni, hanno occhi rosso sangue come la più brutta rappresentazione della fame, controllano il gregge insieme al pastore. Accanto a loro sta camminando Lei insieme alla moglie del vicino di casa, un allevatore di vacche.
I cani la vedono, ringhiano. Lei fa un passo indietro, le mani a coprire il ventre, a difendere il figlio che sta per nascere. Il suo sguardo incrocia quello dei cani, la paura aumenta, negli occhi delle bestie sembra nascosto il diavolo in persona. I cani continuano a ringhiare avvicinandosi a Lei. Il pastore fa come nulla fosse e continua a guidare le pecore a testa bassa.
Si sentono gracchiare tre grandi corvi; sono su un carro fermo vicino alla donna e sembra quasi che parlino al pastore. Quest'ultimo emette un suono rivolto ai corvi, non una voce da uomo, come un verso animale, simile a quello di una capra; poi copre il proprio viso con un ampio cappello, richiama i cani e prosegue il viaggio. La donna non si accorge di quest'ultimo avvertimento ma scossa dallo sguardo dei cani decide di tornare a casa in tutta fretta.
È sera e la donna avverte dei forti dolori al ventre, è sola, il marito tornerà tardi dal lavoro questa sera e lei ha bisogno di aiuto. La casa più vicina è a un km di distanza e così decide di incamminarsi. A metà strada perde i sensi, sulle sue spalle una vita di stenti. Sviene.
È notte inoltrata, la donna riapre gli occhi. Ora è nel piccolo fienile dei vicini di casa, in parte a lei suo marito le asciuga la fronte bagnata. Sta per partorire.
Si
Esco dalla doccia e inizio ad asciugare i capelli, frizionandoli con un asciugamani. Guardo lo specchio di fronte a me, fissandolo con insistenza alla ricerca della mia immagine, offuscata dal vapore dell'acqua calda. Per agevolare la mia ricerca, tento di asciugarlo dalla condensa, utilizzando la manica dell'accappatoio che ho trovato qui in hotel. Tuttavia l'immagine che riesco a scorgere tra le goccioline di vapore è quella distorta di un uomo spento che dimostra più anni dei 45 che in realtà ha compiuto. É un uomo stanco e disilluso che ha smesso di cercare un mondo migliore in cui vivere. É un uomo senza bussola che procede al buio nello sconfinato oceano della vita.
Superata questa prima rapida riflessione, mi sento in preda a un improvviso stato d'angoscia, come se tutti i mali del mondo, si stessero riversando dentro di me.
Riprendo a fissare con attenzione quell'immagine che mi fissa, e quasi senza volerlo inizio a fare un bilancio della mia vita.
Mi sembra strano abbandonarmi a queste considerazioni, soprattutto davanti a uno specchio. Ho perso infatti già da qualche anno l'abitudine di scrutare così attentamente la mia immagine riflessa.
Questo per evitare che i segni lasciati del tempo possano deprimermi ulteriormente. Osservandomi, vedo infatti, capelli sempre meno folti ma sempre più bianchi, rughe più marcate, e uno sguardo meno vivace soffocato dalle palpebre che si abbassano.
Non riesco più ad emozionarmi, nulla riesce più ad affascinarmi. Il mio cuore, non sobbalza, ma procede con un ritmo monotono e sempre uguale.
Fisso la stanza che mi ospita, poi mi concentro nuovamente su mia immagine alla ricerca di quel ragazzo un po' ingenuo e sognatore che viveva prima dentro di me.
Non ho avuto un'infanzia serena, fortunatamente i miei vent'anni sono stati differenti. La vita mi ha ripagato, dandomi la forza di prendere a pugni il mondo intero, ma non l'esperienza per farlo nel modo giusto.
Il mondo mi sembr
Quando stai così il tempo cade giù. E c’è solo da star male.
Vantati delle tue capacità cognitive, della razionalità e della ragionevolezza con le quali sei solito schematizzare e dominare il mondo.
Vantati dell’equilibrio tra ragione e sentimenti, vantati delle tue puttane, del tuo lavoro, degli elogi che ricevi da persone vuote.
E quando sei a letto, da solo, fatti una sega che non vale 3 lire. Non ne vale una, non ne vale due, e non ne vale tre. Lire.
Perché un giorno, non uno speciale ma il più banale, così banale che non te ne accorgi nemmeno, tra luppolo e cannella chi cade giù dal cielo?
Lei.
Da quel cielo senza Dei e senza lacrime che hai deciso tu, cade giù la forma perfetta, la formula impossibile, quel colore primitivo e totalizzante che rende schiavi alla sua vista.
E allora il tempo cade giù. E si trascina il mondo intero.
Perché qualsiasi cosa fai, o pensi, o che solo immagini di pensare, ti sembra arrogante e stupida.
E ti accorgi della cosa più vera del mondo, dopo una vita di teoremi ti sputano giù dal cielo la verità e non c’è ragione che tenga, ti guardi allo specchio, e capisci: non vali un cazzo.
Anzi, di più: sei un cazzo. Un cazzone. E non hai mai capito un cazzo.
E giù così, cazzo, cazzo, cazzo…. ripeti questa parola come una litania, una macumba.
A questo punto hai due strade.
Rimani fedele alle favole, e a quello che ti dicono che sei.
Oppure no.
E se ti balena in quella testolina di cazzo un “no” (perché tu sei una testolina di cazzo, ora lo sai), sei fottuto, bruciato.
Perché cominci a rabbrividire e a spaventarti, senti cose dell’altro mondo e cominci a stare male.
È un percorso di disintossicazione, non puoi evitare il vomito e nemmeno il ridicolo, perché se non ti ridicolizzi non butti nel cesso le maschere di una vita fa.
Una vita fa!
Il tempo non conta proprio niente.
Ti prende in giro con le sue cadenze, poi un rintocco e sbeeeng…. Sbeeeng… affoghi ne
" Non ho mai niente in banca, per quello sono senza donna... "
Mi duole il cuore pensare che sia così. Anch'io ho un'esperienza simile.
L'amore?
" Senza soldi l'amore entra dalla porta ed esce dalla finestra ".
Fino al punto di rifiutare una gentilezza da parte del povero sventurato e dirgli: " Chi ti credi di essere? ".
Ho mandato un messaggio sotto le feste natalizie ad una donna ed ho ricevuto insulti. Un messaggio ingenuo...
Non hai soldi stai a casa! È prevista la reclusione per il non possidente. Mi è venuto un colpo e ne risento tutt'ora dopo alcune ore per la mancanza di sensibilità delle persone in genere.
" Buongiorno! ", " Come va! ", "Tutto è un guadagno! ".
Le persone positive sono almeno piacevoli da incontrare,
Poi c'è gente che non vuole dirti neanche il nome. Perché?
Non vorrei cadere nell'ironia socratica ma perché?
I palpiti del mio cuore sono ancora irregolari.
C'è la teoria del mal momento: " L'hai presa in un cattivo momento... ".
Sei serio? Ti fanno questa richiesta: vogliono vedere i soldi.
Mi è capitato tante volte. E non solo vederli!
La prima cosa che dico è che ne sono privo...
Ma nelle persone contorte questa cosa appare come una strategia.
Honey money - tesoro denaro - caro...
Un fioco raggio di sole entra dalla mia finestra leggermente socchiusa. Lì fuori, un leggero vento freddo scuote i rami spogli degli alberi lungo il viale. Dalla mia finestra vedo le strade affollate del centro; vedo mamme impegnate ad acquistare regali di Natale; vedo bimbi capricciosi che implorano i genitori di comprare loro un nuovo giocattolo.
Vedo gruppi di ragazze che ridono e scherzano tra loro, e ricordo. Un anno fa, più o meno in questo periodo, anch' io ero come loro. Felice, sorridente, spensierata. Ora invece sono qui, sola senza me stessa, e non riesco più a provare alcun sentimento se non un forte odio verso me stessa. Circa dieci mesi fa sono entrata in un tunnel da cui non riuscirò più ad uscire: quello della droga.
È successo tutto per caso, quasi per gioco, durante una sera trascorsa in discoteca. Da qualche tempo avevo iniziato ad uscire con un gruppo di ragazze molto popolari a scuola e il sabato sera la tappa d' obbligo era il Rolling Stones, la discoteca più alla moda della città. Io, però, avevo sempre avuto una gran paura di ballare... mi sentivo timida, goffa, impacciata. Mi vergognavo.
"Dai Jessica, perché non ti lanci in pista anche tu? Dai che ci divertiamo... vieni!" mi incoraggiò Alice. Alice era la leader del gruppo da sempre, nata per comandare, carismatica... per quanto ne sapessi, nessuno in tutta la sua vita aveva osato contraddirla e non riuscivo neppure ad immaginare la sua reazione se fossi stata io la prima a farlo. No, non era il caso di dirle di no.
Cercai un diversivo per guadagnare tempo: "Ora arrivo. Prima vado a prendere qualcosa da bere".
"Certo, ti accompagno. Cosa prendi?" mi chiese Alice controllando che lo smalto sulle unghie non si fosse rovinato.
"Mmm... una birra?"
"Perfetto" rispose, e si diresse verso il bancone del bar. Dopo due minuti Alice era di nuovo di fronte a me. Mi porse un boccale grande di birra bionda.
Notò il mio sguardo interdetto e si affrettò a chiedermi,
“Quando arrivato sarà il momento,
il tuo cammino apparirà spento
e della vita conoscerai il tormento
tu non crederai allo sgomento
è affronterai il fermento.
Attraversando l’arido deserto
dell’estremo nulla,
le profonde gole del non ritorno,
giungerai sino alla fertile terra dell’amore,
dove ad attenderti troverai il tuo cuore. ”
Augurati che venga presto il giorno, in cui non troverai più legna da ardere nel tuo camino, uomo cieco, solo quando l’ultimo bagliore di luce sarà stato soffocato dalla cenere, e tu brancolerai nel buio più impenetrabile, avrai incominciato a vedere davvero.
Voce, sei lontana dalla realtà!
Rispose l’uomo.
Quando il mio camino interiore, si sarà spento e l’ultimo bagliore soffocato, quello sarà il momento in cui io non vedrò più!
Quel giorno uomo, le campane del cielo suoneranno a festa, perché un altro figlio si sarà immesso sul sentiero della verità! Sarà allora che alzando gli occhi al cielo tu riconoscerai la tua stella!
La mia Stella? Ma il cielo è pieno di Stelle, come potrò riconoscere la mia? Voce mi parli di un cielo che non è il mio cielo, di un camino che non è un camino, di occhi che non sono i miei occhi, come potrò mai capire!
Disse l’uomo nello sconforto.
Ascoltami semplicemente ti svelerò la mappa del cuore.
Disse la voce.
Seguirai quella stella nel suo viaggio, sarà lei ad indicarti la strada nella nera notte, la sua luce ti condurrà sino alla più umile delle capanne e lì in un giaciglio di paglia nella semplicità del vivere, verrà alla luce la tua nuova vita.
Ma questa storia la conosco, disse l’uomo: la stella, l’umile capanna, il giaciglio di paglia hai descritto la nascita del re dei re? La luce del mondo venne così in mezzo a noi? Cosa c’entro io, con tutto ciò?
Uomo se hai compreso che ti parlo di un cielo che non è il tuo cielo, di un camino che non è un camino e di occhi che non sono occhi, comprenderai che esiste u
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Il Natale è la festività cristiana che ricorda la nascita di Gesù di Nazareth. Viene festeggiato il 25 dicembre (o il 7 gennaio nelle Chiese orientali). - Approfondimenti su Wikipedia